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Fake news e disinformazione

Comparazione
aperture domenicali negozi

Nessuna tattica del salame

Falso! È proprio nella modalità della tattica del salame procedere a piccoli passi per evitare di attirare troppo l’attenzione sulla portata e sull’impatto finale delle modifiche. È da anni che si sta procedendo con una grande opera di liberalizzazioni del lavoro domenicale giocata una fetta di salame per volta: prima è stato il turno dei negozi nelle zone di confine, poi le vie a traffico intenso, poi le stazioni ferroviarie, poi le stazioni di servizio, poi le zone turistiche (2/3 del territorio cantonale), poi i piccoli negozi fino a 200 mq (7 giorni su 7), adesso i negozi medio-grandi fino a 400 mq. E domani? Tutto il resto.

Si tratta di una piccola modifica

Falso! Non si tratta di una piccola modifica che riguarda pochi giorni all’anno e poche ore all’anno come continuano a ripetere i sostenitori delle modifiche alla legge. Si tratta di una modifica sostanziale che riguarda la liberalizzazione delle aperture domenicale di tutti i negozi con una superficie fino a 400 mq (il doppio di quella concessa oggi). Una liberalizzazione delle aperture 7 giorni su 7 (domeniche e festivi compresi) sulla quasi totalità del territorio cantonale. Questa non è una piccola modifica e avrà un impatto sociale molto importante che riguarderà tutte e tutti noi.

Modifiche fatte per dare un vantaggio i piccoli commerci

Falso! Dietro questa modifica c’è la grande distribuzione che da sempre spinge per una liberalizzazione totale degli orari di apertura. I piccoli commerci già oggi possono aprire 7 giorni su 7 dalle 6:00 alle 22:30. Raddoppiare la superficie di vendita vuol dire allargare alle grandi catene commerciali la liberalizzazione generale, perché sia la grande distribuzione che le grandi catene internazionali hanno molti negozi con superfici fino a 400 mq. Inoltre, è stato più volte dichiarato pubblicamente che come escamotage si potrebbero creare delle linee di separazione tra reparti per ridurre artificialmente la metratura aperta (come fatto, ad esempio, durante il periodo Covid). Questa è la ragione per la quale la grande distribuzione si schiera a favore di queste modifiche, minacciando tagli al personale nel caso in cui non si andasse verso le aperture domenicali generalizzate.

Libertà di tenere aperto, non un obbligo.

Falso! Gli unici soggetti che potranno beneficiare di questa libertà a costo zero sono i grandi commerci che potranno scaricare tutto il peso delle aperture prolungate sui lavoratori. La grande distribuzione ha infatti alle dipendenze molti lavoratori con contratti part time e precari che potrà far girare a piacimento. Questi lavoratori sarebbero fortemente penalizzati dall’ampliamento delle aperture, ma grazie a loro, la grande distribuzione sarà l’unica a riuscire a sostenere le aperture 7 giorni su 7. I piccoli commerci, invece, se le grandi catene saranno aperte, saranno costretti ad aprire a loro volta, perché tenere chiuso accanto ad un grande centro aperto, vorrà dire perdere una parte di mercato importante. E questo moltiplicherà i costi e l’insostenibilità delle aperture 7 giorni su 7 per i piccoli.

Le lavoratrici e i lavoratori possono anche rifiutarsi di lavorare la domenica.

Falso! Alle lavoratrici e ai lavoratori non è concessa nessuna libertà: chi può veramente dirsi libero di rifiutarsi di lavorare la domenica? Quante volte il personale si sente dire: “se non ti va bene quella è la porta”. Per chi è impiegato ad ore e su chiamata il ricatto è ancora più efficace. I lavoratori e le lavoratrici non sono tutelati affatto da ritorsioni e licenziamenti. Per loro sarà una costrizione non una libertà.

Si creeranno maggiori posti di lavoro

Falso! L’introduzione delle aperture prolungate e delle aperture domenicali per i piccoli commerci non hanno creato alcun posto di lavoro. E se guardiamo i Paesi in cui si è già in presenza di liberalizzazioni la realtà è davvero molto sconfortante. In Italia, uno studio di Confesercenti mette in luce che dopo solo due anni dall’introduzione delle aperture domenicali, hanno chiuso 32 mila imprese, bruciando 90 mila posti di lavoro. Solo nel 2022 in Italia sono spariti 2 negozi di prossimità ogni ora! Un altro studio, svolto nel 2022 dalla Paris School of Economics, dimostra che le liberalizzazioni delle aperture domenicali hanno espulso dal mercato del lavoro nel commercio al dettaglio il personale di vendita con figli a carico, principalmente i genitori single.

Contrastare il turismo degli acquisti in Italia

Falso! Nonostante la stessa Federcommercio abbia apertamente dichiarato che queste modifiche non avranno alcun effetto sul turismo degli acquisti in Italia, i sostenitori delle aperture domenicali continuano ad utilizzare questo falso argomento. È evidente a tutti che la spesa in Italia è una questione di potere di acquisto: non è tenendo aperto di più che si incentiva l’acquisto sul territorio svizzero. È un problema di disponibilità economica, che in Ticino è sempre più risicata. Le persone vanno a fare la spesa all’estero perché hanno salari troppo bassi e tenendo aperti i negozi tutte le domeniche non si invertirà magicamente questa tendenza.

In altri settori si lavora già la domenica

La legge federale sancisce il divieto del lavoro domenicale a tutela di tutti i lavoratori e le lavoratrici. La legge prevede delle eccezioni limitatamente ai rami ritenuti essenziali al cui personale vanno garantite le dovute tutele. Il lavoro domenicale è dunque consentito solo per un ristretto numero di settori. Ampliarlo nel settore del commercio al dettaglio significa far crollare questo divieto che serve a tutelare i lavoratori e la loro vita privata e il diritto al riposo.

Si vuole una società moderna. I sindacati sono contro la modernità

Falso! Modernità vuol dire sostenibilità non sfruttamento. Modernità non vuol dire precarietà. La modernità è creare dei posti di lavoro sostenibili con salari dignitosi e tempi di lavoro sostenibili. Diminuire il tempo di lavoro: questo è un obiettivo da perseguire per lavorare tutti e lavorare meglio. In tutto il modo si va verso una diminuzione del tempo di lavoro per consentire una migliore conciliazione tra vita professionale e vita privata.

Il Ticino è l’unico cantone che ha solo 3 domeniche di aperture all’anno

Falso! Se in Ticino sono state concesse tre domeniche di apertura all’anno è perché al momento dell’entrata in vigore dell’attuale legge sugli orari di apertura dei negozi, la politica e le associazioni padronali si erano impegnati a non chiedere quattro domeniche di apertura. Inoltre, nella maggioranza dei cantoni svizzeri, le aperture domenicale generalizzate concesse sono 2! 
(vedi box informativi)

Oggi le aperture dei commerci sono limitate

Falso!
Dal 1° gennaio 2020

  • Tutti i negozi aperti 70,50 ore alla settimana
    dal lunedì al venerdì dalle 6:00 alle 19:00 (11 ore) giovedì dalle 6:00 alle 21:00 (13 ore) sabato dalle 6:00 alle 18:30 (10,5 ore)
  • Nelle località turistiche (per 11 mesi all’anno) e nelle zone di confine negozi superfici fino a 200mq aperti 115,50 ore alla settimana 7 giorni su 7 dalle 6:00 alle 22:30 (16,5 ore)
  • Aperture nei giorni festivi non parificati alla domenica (San Giuseppe, lunedì di Pentecoste, Corpus domini, Immacolata e SS. Pietro a Paolo) Dalle 10:00 alle 18:00
    (5 giorni all’anno in più rispetto al 2019)
La protezione dei dipendenti è blindata

Falso! I diritti dei lavoratori e delle lavoratrici sono sotto attacco. I dipendenti chiedono di lavorare di più, chiedono però di farlo in condizioni dignitose, con un minino di ore settimanali garantite, senza frazionamenti della giornata lavorativa, con contratti stabili e non su chiamata. Chiedono una programmazione dei piani sostenibile e salari più alti. Queste modifiche di legge favoriranno invece la precarietà e peggioreranno le condizioni di lavoro e di vita del personale di vendita.

Ore domenicali pagate in più

Falso! Solo quando il lavoro domenicale è un’eccezione si ha diritto a ricevere un’indennità salariale del 50% in più. Se, invece, il lavoro domenicale diventerà regolare (più di 6 domeniche lavorate all’anno), come vogliono i fautori delle aperture 7 giorni su 7, non ci sarà più nessun diritto a ricevere il 50% in più del salario. Quindi aprire i negozi tutte le domeniche non aumenterà il salario dei lavoratori, perché non avranno più diritto ad alcuna indennità.

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